AL RIVER CAFÉ SUL PO SI DISCUTE DELLA NECESSITA’ DI UNA NUOVA CONSAPEVOLEZZA

Si è tenuto ai Magazzini sul Po il primo incontro piemontese del LIFE CLIMAX PO, il progetto che nei prossimi 9 anni si occuperà di affrontare le criticità climatiche nel distretto del fiume Po e di mettere in campo azioni di adattamento.
L’obiettivo del progetto è lavorare sull’intera asta, conoscere le buone pratiche eventualmente replicabili, mettendo a fattor comune le conoscenze ed i saperi dei diversi partner, 25 in tutto, alcuni dei quali piemontesi: Regione e Arpa Piemonte, il Politecnico di Torino e SMAT, con capofila l’Autorità di Bacino.
Dall’iniziativa, organizzata non ha caso sulle rive del fiume, è emerso il forte legame delle società con i corsi d’acqua ma, anche, la convinzione che, sempre più spesso, ci ricordiamo dei fiumi solo quando ne percepiamo il rischio di esondazione o la sofferenza, nei periodi più torridi.
“Ne abbiamo perso consapevolezza” ha affermato il professor Stefano Fenoglio, autore del libro “Uomini e fiumi”.
“Esperienza e conoscenza sono indispensabili da trasferire, illustrando le conseguenze di alcuni comportamenti riusciamo a produrre miglioramenti”, ha aggiunto Fulvio Boano del Politecnico di Torino.
“Il monitoraggio dei dati e dell’evoluzione nel tempo permette di tracciare azioni di miglioramento. Oggi parliamo di nuovi inquinanti nuove sostanze la cui conoscenza è fondamentale. Capire come saranno i nostri corsi d'acqua in futuro, permette di anticipare i problemi sapendo che avremo disponibilità acqua in maniera diversa e quindi bisogna pensare a come trattenerla, un approvvigionamento al quale SMAT sta lavorando da molti anni ma non è così in altri posti” ha affermato Secondo Barbero, direttore di Arpa Piemonte.
I fenomeni climatici hanno effetti anche sulla disponibilità di acqua e sulle infrastrutture urbane. “Il trattamento per potabilizzare l’acqua del fiume è molto dispendioso, solo il 19% dell'acqua fornita da SMAT arriva dal fiume, ci troviamo in una zona fortunata e possiamo contare su acqua di falda più protetta e che risente più tardi dell’assenza di precipitazioni” ha spiegato Elisa Brussolo del Centro Ricerche SMAT. Quando si riduce la quantità di acqua disponibile nel fiume aumenta la quantità di inquinanti da trattare in fase di potabilizzazione. Così come di fronte ad eventi estremi di precipitazioni oltre a danneggiare infrastrutture dilavano inquinanti difficili da trattare in fase di depurazione” aggiunge ancora Elisa Brussolo.
Paolo Mancin del Settore Tutela e uso sostenibile delle acque della Regione Piemonte ha sottolineato la necessità di ridare spazio e volume al fiume anche nella parte circostante per carattere sempre più mutevole dei corsi d’acqua: “si tratta di rimuovere una serie di condizioni patologiche non possiamo delocalizzare Torino o i Murazzi ma dobbiamo preservare i corsi d’acqua da altre antropizzazioni, alcuni comuni piemontesi hanno tolto con scelte coraggiose insediamenti vicino ai fiumi o ai laghi dai loro piani regolatori”.
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